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CHIESA DI S. ANDREA APOSTOLO - GRIIS DI BICINICCO

L'edificio, quattrocentesco nell'aspetto ma di origine romanica, presenta esternamente una semplice facciata a capanna con sovrapposto campaniletto a bifora ricostruito nel 1933. Sì sviluppa su una pianta rettangolare con abside poligonale a cui si aggiunge la sagrestia. La chiesa conserva al proprio interno un ciclo pittorico molto importante, ottimamente conservato grazie alle operazioni dì intonacatura secentesca operate a censura di alcune immagini all'epoca ritenute oscene. Essa appare totalmente affrescata nel coro, nelle navate, nella parete interna della facciata con le Storie di vita di S. Andrea, il Ciclo di Noè, il Paradiso, e l'Inferno e le Scene dell'Antico e Nuovo Testamento. Le pitture, rappresentanti l'unico esempio di Biblia Pauperum di grande ampiezza conservato in regione, risalgono al 1531 e si devono verosimilmente alla mano dei veneziani Gaspare e Arsenio Negro.
PALA D'ALTARE LIGNEA DI GIOVANNI MARTINI (1527) - MORTEGLIANO

Alto circa 6 metri (515 centimetri, ai quali si aggiungono gli 86 della statua di San Paolo) e larga 3, 70 metri, l’altare di Mortegliano conta una sessantina di statue, distribuite su quattro piani. Realizzata in pioppo e tiglio, è assemblata quasi totalmente con incastri a coda di rondine, senza chiodature, con una tecnica raffinata solitamente riservata all’alta falegnameria o all’ebanisteria. Questa complessa “macchina” è considerata il capolavoro di Giovanni Martini e la più alta espressione della scultura lignea friulana. Vissuto tra il 1470 e il 1535, Giovanni apparteneva a una dinastia di artisti friulani di origine carnica: il padre Martino Mioni era pittore e indoratore, mentre lo zio Domenico da Tolmezzo era uno dei maggiori protagonisti del Quattrocento in regione. Tenevano bottega a Udine, in piazza San Cristoforo, dove il giovane apprese l’arte insieme con l’amico (e poi rivale) Pellegrino da San Daniele e dove la trasmise a Giovanni da Udine. Inizialmente si dedicò alla pittura, realizzando tra la fine del ‘400 e il primo decennio del ‘500 opere di pregio, alcune delle quali oggi conservate in musei di tutto il mondo: dal Correr di Venezia al Petit Palais di Avignone, dalla Walters Art Gallery di Baltimora all’Ermitage di Leningrado, dalla Pinacoteca Brera di Milano alla National Gallery di Londra. Notevoli anche i dipinti realizzati per il duomo di Udine e quello di Spilimbergo. In seguito alla morte del padre e dello zio, nel 1507, Giovanni dovette assumere la gestione della bottega: da allora abbandonò progressivamente il pennello, dedicandosi sempre più all’intaglio, dove raggiunse una rara perizia nell’uso di lacche, dorature, punzonature, applicazioni a pastiglia (rilievi in gesso stampato) e “pressbrokat” (un tipo di decorazione a rilievo che imitava il broccato e che ebbe grande diffusione nei paesi tedeschi). L’altare di Mortegliano venne iniziato nel 1523 e collocato nell’abside della chiesa di San Paolo tre anni dopo. Strutturato in modo da rappresentare l’epopea della Vergine, ripartita in quattro scene, dal basso verso l’alto. Le prime due si svolgono sulla terra e sono divise tra loro e dalle successive da due pavimenti; le altre avvengono in cielo, fuori del tempo e dello spazio, e sono tra loro distinte ma non separate: a collegarle sono gli angeli in volo e musicanti. La prima, allestita sopra una predella riccamente fregiata, descrive la scena della Pietà: Maria siede ai piedi della croce con il corpo deposto di Cristo sopra le ginocchia. Le stanno accanto Maria Maddalena, Giovanni (il figlio adottivo), le pie donne, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea. La seconda rappresenta l’ultimo istante della vita terrena di Maria, la Dormizione. La circondano i compagni dell’apostolato.Nella terza, l’Assunzione: l’anima della Madonna è accolta tra le braccia del Figlio, onorata dai teologi. Nella scena più elevata, infine, si realizza la sua Incoronazione, dove Maria è accolta in mezzo alle tre persone divine: Padre, Figlio e Spirito Santo. Si tratta di una narrazione dal profondo significato teologico, elaborata nel momento più acuto della polemica riformista, che propugna proprio l'eliminazione del culto della Vergine. Sarebbe, perciò, una specie di risposta in forma artistica alla dottrina luterana, realizzata con alcuni decenni di anticipo sulle disposizioni del Concilio di Trento. Sui fianchi dell’altare trovano posto gli altri santi cari alla devozione popolare, tra cui i quattro Padri della Chiesa; in alto sopra la cimasa campeggia il titolare della pieve San Paolo, mentre ai lati appaiono San Giorgio che uccide il drago e San Martino che dona il mantello al povero. Fortunatamente i vari tentativi non ebbero effetto, cosicché nel 1935 poté essere collocata nel nuovo duomo, nell’abside, in posizione sopraelevata dietro l’altare maggiore. Infine, dopo un paziente lavoro di restauro eseguito dai tecnici del Centro Regionale di Villa Manin, nel 1986 l’opera è stata definitivamente ricollocata nel duomo, in una cappella appositamente predisposta.
LA SUD-HALLE DI AQUILEIA

La sud Halle, l'Aula sud nell'area del Battistero è stata finalmente ultimata in occasione della visita di Papa Ratzinger.
All'interno della struttura, oltre allo splendido mosaico del Pavone, databile tra la fine del IV e la seconda metà del V secolo, è possibile ammirare anche alcuni sarcofagi del periodo tardo antico, provenienti da aree circostanti, e soprattutto i mosaici pavimentali risalenti al IV-V secolo, che presentano tracce visibili dell'incendio provocato dall'assedio di Attila. Anche quest'aula è stata incendiata e sul mosaico pavimentale, che è stato consolidato e restaurato ma che si trova in situ, ci sono ancora le tracce delle travi cadute sul pavimento. È una testimonianza storica importantissima per Aquileia che può essere considerata a tutti gli effetti la capitale del mosaico romano d'Occidente. Merita ricordare anche che nel pavimento della Sud Halle c'è ancora traccia delle prime inumazioni effettuate dopo che la stessa aula era stata distrutta.
La struttura faceva parte di un complesso che racchiudeva sia a nord che a sud il Battistero, dove è stato temporaneamente esposto, su un piano inclinato appoggiato alla parete, un mosaico ritrovato all'interno del campanile e restaurato. Il Battistero che oggi vediamo isolato in realtà era racchiuso da ambienti accessori tra i quali anche la Sud Halle, l'aula a sud. A nord c'era invece un'altra aula, di cui sono rimasti solo pochi frammenti. Nell'area della Sud Halle è stata realizzata una struttura di protezione che consentirà la conservazione dei resti musivi mentre all'esterno è stato costruito un parallelepipedo con mattoni e pietra di Muggia. L'accesso alla passerella sopraelevata avviene dal Battistero attraverso la riapertura della porta massenziana meridionale. I visitatori potranno ammirare i resti musivi anche dall'esterno grazie a una grande vetrata a nord.
http://www.youtube.com/watch?v=kIDW3QUcUFQ
All'interno della struttura, oltre allo splendido mosaico del Pavone, databile tra la fine del IV e la seconda metà del V secolo, è possibile ammirare anche alcuni sarcofagi del periodo tardo antico, provenienti da aree circostanti, e soprattutto i mosaici pavimentali risalenti al IV-V secolo, che presentano tracce visibili dell'incendio provocato dall'assedio di Attila. Anche quest'aula è stata incendiata e sul mosaico pavimentale, che è stato consolidato e restaurato ma che si trova in situ, ci sono ancora le tracce delle travi cadute sul pavimento. È una testimonianza storica importantissima per Aquileia che può essere considerata a tutti gli effetti la capitale del mosaico romano d'Occidente. Merita ricordare anche che nel pavimento della Sud Halle c'è ancora traccia delle prime inumazioni effettuate dopo che la stessa aula era stata distrutta.
La struttura faceva parte di un complesso che racchiudeva sia a nord che a sud il Battistero, dove è stato temporaneamente esposto, su un piano inclinato appoggiato alla parete, un mosaico ritrovato all'interno del campanile e restaurato. Il Battistero che oggi vediamo isolato in realtà era racchiuso da ambienti accessori tra i quali anche la Sud Halle, l'aula a sud. A nord c'era invece un'altra aula, di cui sono rimasti solo pochi frammenti. Nell'area della Sud Halle è stata realizzata una struttura di protezione che consentirà la conservazione dei resti musivi mentre all'esterno è stato costruito un parallelepipedo con mattoni e pietra di Muggia. L'accesso alla passerella sopraelevata avviene dal Battistero attraverso la riapertura della porta massenziana meridionale. I visitatori potranno ammirare i resti musivi anche dall'esterno grazie a una grande vetrata a nord.
http://www.youtube.com/watch?v=kIDW3QUcUFQ
LE RISERVE NATURALI DI MARANO LAGUNARE

La riserva naturale "Foci dello Stella" comprende il delta del fiume Stella e la zona lagunare circostante; trattasi di un esteso e rigoglioso canneto intersecato da una tortuosa rete idrica che si protrae dolcemente in laguna. Il canneto è in effetti una costante e notevole espressione della riserva delle Foci dello Stella.
La riserva naturale "Valle Canal Novo" è costituita da una ex valle da pesca di circa 35 ettari, e da alcuni terreni seminativi di un'adiacente bonifica. La valle si presenta come un'area lagunare con specchi d'acqua, interdetta alla marea da argini perimetrali. L'aspetto prevalente è quello di una palude salmastra.
Riserva "Foci dello Stella"
Uno degli ambienti peculiari e distintivi dell'intero comprensorio lagunare, dal notevole interesse naturalistico, è la Riserva naturale regionale "Foci dello Stella". Area già molto nota come Oasi avifaunistica di Marano Lagunare. La Riserva ha una superficie di 1.377 ettari che interessano il delta del fiume Stella e la fascia di Laguna circostante.
Il fiume, verso la fine del proprio percorso, scorre lento e sinuoso tra ali di cannuccia palustre. Il suggestivo paesaggio che ne deriva è un esteso e rigoglioso fragmiteto intersecato da una tortuosa rete idrica, che si, protende dolcemente nella laguna. Il canneto, biotopo un tempo diffuso nelle zone costiere alto-adriatiche, oggi invece alquanto raro e prezioso, è in effetti una costante e notevole espressione della riserva delle Foci dello Stella. Un ambiente ormai unico per naturalità ed estensione.
Motivo di elevato pregio naturalistico della laguna ed in particolare delle Foci dello Stella è l'eccezionale presenza avifaunistica. Numerosi sono infatti, per specie e quantità, gli uccelli che popolano ed animano tale ambiente palustre nelle diverse stagioni. Molti vi sostano durante le migrazioni, tanti vi trascorrono l'inverno ed altri ancora trovano qui l'habitat ideale perla nidificazione.
L'importanza ed il pregio internazionale delle Foci dello Stella sono stati ufficialmente sanciti nel 1979 con Decreto Ministeriale, che ha dichiarato l'area "zona umida di valore internazionale" quale habitat per gli uccelli acquatici ai sensi della convenzione di Ramsar.
La Riserva naturale delle Foci dello Stella è accessibile solo via acqua. La visita si svolge quindi necessariamente in barca.
Riserva "Valle Canal Novo"
La valle (deriva dal latino vallum = argine), un tempo utilizzata per l'allevamento ittico, si presenta come un'area lagunare, con specchi d'acqua e barene (formazioni della laguna che solo eccezionalmente vengono sommerse dalle acque), interdetta alla marea da arginature perimetrali. Due chiuse consentono di regolare il livello idrico alI'interno collegando la valle con la laguna. La valle non riceve apporti d'acqua dolce dall'entroterra, ma solamente attraverso le precipitazioni meteoriche e tre pozzi artesiani.
La riserva naturale "Valle Canal Novo" è costituita da una ex valle da pesca di circa 35 ettari, e da alcuni terreni seminativi di un'adiacente bonifica. La valle si presenta come un'area lagunare con specchi d'acqua, interdetta alla marea da argini perimetrali. L'aspetto prevalente è quello di una palude salmastra.
Riserva "Foci dello Stella"
Uno degli ambienti peculiari e distintivi dell'intero comprensorio lagunare, dal notevole interesse naturalistico, è la Riserva naturale regionale "Foci dello Stella". Area già molto nota come Oasi avifaunistica di Marano Lagunare. La Riserva ha una superficie di 1.377 ettari che interessano il delta del fiume Stella e la fascia di Laguna circostante.
Il fiume, verso la fine del proprio percorso, scorre lento e sinuoso tra ali di cannuccia palustre. Il suggestivo paesaggio che ne deriva è un esteso e rigoglioso fragmiteto intersecato da una tortuosa rete idrica, che si, protende dolcemente nella laguna. Il canneto, biotopo un tempo diffuso nelle zone costiere alto-adriatiche, oggi invece alquanto raro e prezioso, è in effetti una costante e notevole espressione della riserva delle Foci dello Stella. Un ambiente ormai unico per naturalità ed estensione.
Motivo di elevato pregio naturalistico della laguna ed in particolare delle Foci dello Stella è l'eccezionale presenza avifaunistica. Numerosi sono infatti, per specie e quantità, gli uccelli che popolano ed animano tale ambiente palustre nelle diverse stagioni. Molti vi sostano durante le migrazioni, tanti vi trascorrono l'inverno ed altri ancora trovano qui l'habitat ideale perla nidificazione.
L'importanza ed il pregio internazionale delle Foci dello Stella sono stati ufficialmente sanciti nel 1979 con Decreto Ministeriale, che ha dichiarato l'area "zona umida di valore internazionale" quale habitat per gli uccelli acquatici ai sensi della convenzione di Ramsar.
La Riserva naturale delle Foci dello Stella è accessibile solo via acqua. La visita si svolge quindi necessariamente in barca.
Riserva "Valle Canal Novo"
La valle (deriva dal latino vallum = argine), un tempo utilizzata per l'allevamento ittico, si presenta come un'area lagunare, con specchi d'acqua e barene (formazioni della laguna che solo eccezionalmente vengono sommerse dalle acque), interdetta alla marea da arginature perimetrali. Due chiuse consentono di regolare il livello idrico alI'interno collegando la valle con la laguna. La valle non riceve apporti d'acqua dolce dall'entroterra, ma solamente attraverso le precipitazioni meteoriche e tre pozzi artesiani.
Troverete molte più informazioni su http://www.riservenaturali.maranolagunare.com/
b&b Udine centro - Dimora Montegnacco di Vittorio Trombetta
via Cussignacco 48/3 - 33100 Udine (Italia) - tel 0432 204698 mobile 333 3357540
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